Ricci/Forte

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27 ottobre 2011 MACRO Testaccio – Padiglione 9 B Piazza Orazio Giustiniani 4
28 ottobre 2011 CANTINA PRIVATA Via di Monte Testaccio 60
29 ottobre 2011 GARAGE – CARROZZERIA MAERCAR 2006 Via dei Magazzini Generali 24
30/31 ottobre 2011 HOTEL RIPA Via degli Orti di Trastevere 3 (suite 422 + cucina Ripa Café)
1 novembre 2011 PISCINA MUNICIPIO XI SS. LAZIO NUOTO – V.le Giustiniano Imperatore 199
2/3 novembre 2011 OPIFICIO TELECOM ITALIA locale allestito piano inferiore – Via dei Magazzini Generali 20/a

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Drammaturgia ricci/forte 
Movimenti Marco Angelilli 
Assistente regia Elisa Menchicchi 
Direzione tecnica Diego Labonia 
Regia Stefano Ricci 
Una produzione ricci/forte in collaborazione con Romaeuropa Festival 2011

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PERFORMER:
Andrea Cappadona, Andrea Martorano, Andrea Pizzalis, Anna Gualdo, Anna Terio, Arianna Nacci, Barbara Caridi, Chiara Casali, Claudia Salvatore, Elisa Menchicchi, Fabio Gomiero, Francesco Boni, Francesco Scolletta, Giuseppe Sartori, Liliana Laera, Pasquale Di Filippo, Valentina Beotti

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Nel teatro di ricci/forte la performance si slancia verso il pubblico per coinvolgerlo emotivamente  e talvolta anche fisicamente. 
In questo senso il ciclo Wunderkammer Soap si presenta singolarmente articolato.  Si tratta, infatti, di un progetto pluriennale iniziato nel 2007 che trova una sua forma compiuta:  non sarà l’unica e definitiva per la natura fluida e mutevole della performance stessa.  La sequenza è formata da sette episodi, o “kammern”, ognuno ispirato ai sette capolavori di Christopher Marlowe,  e tutti ambientati in spazi non teatrali diversi tra loro – stanze d’albergo, bagni, piscine, cucine di ristoranti, scantinati e così via – che obbligano i voyeurspettatori alla vicinanza all’azione teatrale, primo segno di coinvolgimento.  La durata di ogni kammer, circa venticinque minuti, alla stregua di un episodio di soap-opera, permette che la stessa sia replicata in loop durante la giornata.

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L’ispirazione barocca presente sin dal titolo Wunderkammer Soap – la stanza delle meraviglie  era il nome usato nel Cinque_Seicento per le prime collezioni di oggetti “meravigliosi”, antenate dei nostri musei –, e ribadita dalle figure di Marlowe, va intesa però in senso squisitamente concettuale.  Per ricci/forte eroi neri come Didone, Faust, Tamerlano, Edoardo II, Ero/Leandro, Barabba e Caterina de’ Medici sono emblematici di scelte di libertà che si pagano fino in fondo. 

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Nel nostro quotidiano corrispondono a comportamenti antiborghesi, eterodossi, se vogliamo eclatanti e passionali, coraggiosi e schietti. 
In ogni kammer si condivide una resa dei conti: nella nostra epoca definita «delle passioni tristi», questo bilancio i performer lo abitano come un’onorificenza. La comunicano con il loro corpo, la loro fisicità,  accompagnati da uno stream of consciousness, una voce fuori campo che diventa trampolino di lancio  per evoluzioni emotive: quasi un cartellino esplicativo applicato sotto quei contenitori di vetro che spesseggiavano in ogni Wunderkammer del passato e al cui interno erano conservati, sospesi in un liquido,  creature talmente straordinarie da risultare mostruose.

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Le mirabilia di ricci/forte possono essere divise in tre gruppi articolati anche cronologicamente:  #1_Didone e #2_Faust, del 2007, radiografano una dimensione individuale, dell’Ego;  #3_Tamerlano e #4_Edoardo II, del 2008, scandagliano lo sguardo dell’Altro; #6_Ebreo di Malta e #7_Strage di Parigi, nuove produzioni in prima assoluta, si aprono alle contagiose dinamiche di gruppo.  Fa eccezione #5_Ero/Leandro, del 2009, non a caso ispirata a un poema di Marlowe e non ai suoi testi teatrali, ma in qualche modo assimilabile a #1 e #2.

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Il lavoro di questo ensemble romano è stato avvicinato al Teatro della Crudeltà di artaudiana memoria,  paragone non privo di fondamento, perché anche questo loro percorso è ruvido, diretto, vuole mordere  e far sanguinare la vita attraverso una deflagrazione poetica del Reale.  Senza sadismo, fiocchi o trucchi, scardina quello che definiamo normalità, impastata di rassicuranti convinzioni e ipocrita accondiscendenza. Come l’umanità che svela, il teatro di ricci/forte non fa sconti e non ne chiede.

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